Eccellenza e ProD2, un confronto così lontano e così vicino

Il campionato cadetto francese potrebbe essere un esempio per il nostro massimo torneo. Ce lo spiega Antonio Raimondi

ph. Alfio Guarise

Sabato riparte l’Eccellenza, undici squadre, stagione di passaggio, verso una riduzione del numero dei team e una destinazione tecnica riservata ai giovani, come completamento del percorso formativo, per i giocatori che usciranno nei prossimi anni dalle accademie zonali, secondo il nuovo processo formativo voluto dal presidente FIR Alfredo Gavazzi. Si può essere più o meno d’accordo dal punto di vista tecnico, ma di questi tempi, decisa la “vocazione” del campionato, la principale preoccupazione dovrebbe essere di renderla economicamente sostenibile.
Si potrebbe iniziare già dal linguaggio, togliendo quei segni negativi, che bloccano, più o meno inconsciamente, sul nascere qualsiasi iniziativa. Un esempio? Il “ma”, la congiunzione avversativa, che oppone (quante volte vi è capitato di sentirlo?) un buon proposito a qualcosa che qualcuno (guarda caso sempre qualcun altro) non fa: ma la politica, ma la federazione, ma l’arbitro, ma sono tutti ladri, ma che diavolo!
Uscire da quel mal costume, che spesso riconosciamo come una cosa molto italiana, di attendere che qualcuno faccia il primo passo, abbandonare la sotto-cultura dell’assistenzialismo, quando non del clientelismo, dove tutti hanno grandi idee risolutrici, ma nessuno agisce. Se nell’approccio, riuscissimo a essere liberi da preconcetti, potremmo pensare con maggior fiducia al futuro del nostro rugby, costruendo la capacità di resistere anche ai periodi di crisi, invertendo la tendenza del vivere a campare, che ha contraddistinto altri periodi del nostro rugby, ma potremmo dire tranquillamente della nostra società.

 

La crisi di questi anni ha tolto risorse ai nostri club, che si sono trovati a operare in ristrettezze economiche. Nel periodo in cui trovare sponsorizzazioni non era difficile come oggi, nulla è stato fatto. Quando si è provato, con l’esperienza della Lire, si è innescato un processo di autodistruzione, facendo emergere l’interesse immediato dei singoli, piuttosto che individuare e far crescere il bene comune, che probabilmente oggi avrebbe permesso di superare con meno difficoltà questo periodo di crisi economica.
In Inghilterra e in Francia, ad esempio, la crescita è stata costante, anche in un periodo di crisi come quello che sta attraversando il mondo. La Premiership inglese e il Top14 francese hanno continuato a espandersi, aumentando il proprio valore, come testimoniano i contratti televisivi già firmati in Inghilterra o in via di definizione, come quello francese, che va in scadenza alla fine dell’anno. Gli scettici staranno già dicendo aggiungendo quel fastidioso “ma”… “ma l’Inghilterra e la Francia sono altre realtà”. Vero, senza dubbio, soprattutto oggi. E allora? Non ci possiamo confrontare se pensiamo che i budget di Benetton e Zebre s’inserirebbero al quindicesimo e sedicesimo posto della classifica del campionato francese.

 

Invece di guardare il mondo dorato del Top 14, guardiamo cosa succede nel Pro D2, il secondo livello professionistico francese, partendo dalla fotografia del 2000, domandandoci: perché non possiamo crescere anche noi? In termini di squadre si è passati a sedici, dopo un primo anno fatto a dodici club. In termini di pubblico si è passati da una media di 1.112 spettatori nella stagione 2000/2001 ai 4.546 dello scorso anno. Facendo il raffronto con le due stagioni precedenti, siamo a più quattordici per cento, alla faccia della crisi. Chi ricorda la vecchia Serie A o il successivo Super 10, potrebbe testimoniare di una situazione, per alcuni aspetti, migliore di quella di partenza del Pro D2.
Il rugby del Pro D2 è legato al territorio, fatto, in alcuni casi, di piccole realtà, ma l’incremento di pubblico è stato favorito anche dalla televisione: nella passata stagione tre canali si sono divisi la trasmissione di sessantatré partite, con ascolti record per la finale e incremento del 65% per cento degli ascolti. Sport+ , 3 (regionale) e Eurosport Francia si divideranno anche nella stagione appena iniziata la trasmissione delle partite in sostanza almeno due partite a settimana. La presenza di un prodotto televisivo di qualità è ormai parte fondamentale per la crescita di ogni sport/campionato.
Quest’anno i budget dei club di ProD2 si assestano sulla media di 5,78 milioni di euro, senza variazioni rispetto lo scorso anno, con dodici squadre che hanno un preventivo tra i 2,41 e i 5,54 milioni di euro e quattro squadre che superano gli 8,5 milioni, con Lione vicino ai quindici milioni.

 

Il ProD2 ha una sua funzione tecnica. Il Top 14 ricerca i suoi protagonisti anche sul mercato internazionale, ma non può prescindere da una base di giocatori nazionali, perché pur alla presenza di un campionato ricco, un movimento rugbistico non può prescindere dalla Nazionale. Per alimentare il livello più alto, occorre offrire ai professionisti francesi anche un secondo livello, che può essere di passaggio per i giovani che escono dai centri di formazione, o un approdo per quelli che invece non hanno sufficienti qualità per il livello più alto. Il ProD2 assolve dunque questo compito, senza dimenticare che la sostenibilità del campionato, passa anche dalla qualità dei suoi protagonisti e dallo spettacolo sportivo che sa offrire: c’è un mix spettacolare nella seconda divisione francese garantito sia dai giovani emergenti sia da sessantacinque giocatori internazionali stranieri e dieci internazionali francesi.
Ligue Nationale de Rugby distribuisce ai club di Pro D2 un contributo del 40% degli introiti incassati per diritti tv e marketing, ovviamente grazie principalmente al Top14. Sono quindi circa sedici milioni gli euro che arrivano nelle casse dei club della seconda serie che hanno comunque il dovere di fare formazione.

 

I Centri di Formazione sono una priorità e oggetto di accordo tra la LNR e la FFR. La qualità è premiata con contributi, che sono assegnati sulla base di una classificazione che tiene presente il livello delle strutture, i risultati sportivi e quelli scolastici. Per il primo livello la Lega ha distribuito nel 2012 quasi sessantacinquemila euro per club, per il secondo livello quasi quarantatré mila euro e per il terzo livello poco più di ventuno mila euro.
Siamo partiti dalla nostra Eccellenza, che sembra distante dal ProD2 di oggi, ma che porta con sé passione e voglia di giocare che riempiono ancora il cuore di entusiasmo e che potrebbero essere il punto di partenza, basterebbe iniziare a lavorare, pensando al bene comune con obiettivi a medio e lungo termine. Per favore, lasciamo stare i “ma”.

 

di Antonio Raimondi

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