Il rugby va in meta (anche) al carcere di Monza

Il racconto della prima partita ufficiale della squadra dei detenuti della Casa Circondariale brianzola

 

Ne avevamo già parlato a inizio febbraio quando l’iniziativa era stata presentata ufficialmente alla presenza delle autorità cittadine con tanto di consegna delle maglie da gioco. “Rugby in carcere” il progetto dell’ASD Rugby Monza 1949 e del Grande Brianza Rugby realizzato all’interno della Casa Circonduffariale di Monza grazie anche all’impegno del direttore Maria Pitaniello ha raggiunto un altro importante traguardo.
Dopo mesi di preparazione, in cui ogni giovedì Alessandro Geddo e Francesco Motta del Grande Brianza Rugby si sono recati all’interno del carcere per allenare un gruppo di detenuti, ieri mattina la squadra della casa circondariale brianzola ha disputato la sua prima partita ufficiale con una rappresentativa del Grande Brianza.

Le porte del carcere si sono aperte alle 9.30 per l’ingresso dei due allenatori, della squadra ospite e della stampa, tra cui noi di Onrugby. 
Dopo un breve riscaldamento due formazioni da 6 giocatori si sono affrontate sul campo da calcio antistante alla struttura dando vita a un match piacevole anche dal punto di vista agonistico sopratutto considerando che nessuno dei ragazzi aveva mai praticato il rugby prima della nascita di questo progetto. E se magari la tecnica individuale non era sopraffina colpivano sopratutto la disciplina e il sostegno che rappresentano proprio gli obiettivi (anche extra sportivi) che si prefigge il progetto “Rugby in carcere”.

Nel post partita con Alessandro Geddo, per l’occasione avversario dei suoi ragazzi, proviamo a tirare le somme di questo primo periodo di attività. Sono circa 25 i detenuti che hanno aderito all’iniziativa alcuni per tutta la “stagione” mentre altri, per fine pena o trasferimento in/da altri istituti, solo per una parte di essa. E’ visibilmente entusiasta, a tratti quasi emozionato – e ne ha ben donde – quando racconta l’impegno di questi mesi: “Abbiamo lavorato ponendo degli step, degli obiettivi che stimolassero questi ragazzi a raggiungere dei traguardi alzando man mano l’asticella fino ad arrivare ad oggi con la loro prima partita.”
Un’esperienza che ha senz’altro arricchito anche lui e che, come emerso dalla chiacchierata informale con la direttrice Pitaniello che ha assistito alla partita, potrebbe addirittura avere un’ulteriore sviluppo nella prossima stagione magari con un piccolo torneo a quattro squadre come proposto da Francesco Motta.
“Per noi è l’occasione per distrarci, stare all’aria aperta e sfogarci” racconta uno dei detenuti “ma anche per socializzare, per imparare a fare gruppo e per raggiungere degli obiettivi” incalza un compagno “facciamo palestra un giorno alla settimana ma l’allenamento di rugby del giovedì è tutta un’altra cosa”.

Mentre le guardie ci riaccompagnano verso l’uscita Francesco Motta ci racconta un aneddoto che più di ogni altro esprime il valore di questo progetto:“Alla fine di un allenamento uno dei ragazzi viene da me dicendomi che si era talmente estraniato dall’ambiente che per un attimo stava cercando il cellulare.”
Per la cronaca pare che la partita sia terminata con la vittoria della squadra ospite per 10 a 8…pare, perché nemmeno l’arbitro se lo ricorda con precisione. Pare, perché ieri la vera vittoria è stata ben altra di quella sul campo.

 

di Sebastiano Pessina

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