Uno stadio solo per il rugby? Esiste già, basta saper aspettare

La scelta dell’Olimpico è stata un “ripiego” dovuto ai problemi del Flaminio, ma ora le prospettive sono cambiate

 

ph. Pino Fama

La FIR si è seduta in riva al fiume e ora aspetta solo che passi il cadavere, anzi due. Ok, immagine un po’ forte, ma rende l’idea. Quante volte abbiamo detto “quanto sarebbe bello avere uno stadio del rugby?”. Una frase fatta o quasi, che si scontrava con problemi concretissimi: dove farlo, i terreni si possono comprare, quanto costano, i permessi, gli sponsor, investimenti enormi e un piano di ammortamento molto lungo. Una struttura moderna costa diverse centinaia di milioni di euro. Per lungo tempo si è parlato di ristrutturare il Flaminio, catino splendido e capace di far sentire “in casa” 40mila persone, ma anche qui i lavori erano piuttosto invasivi. E costosi. Aggiungiamoci poi che Comune, proprietà, eccetera eccetera stanno ancora litigando…
Poi c’è stata la scommessa dell’Olimpico. Mai avremmo pensato a un simile risultato. Due sold-out con Inghilterra e Scozia (anche se il primo “vanificato” dalla neve) sono un risultato eclatante, soprattutto il secondo: insomma, parliamo di 75mila persone circa a botta. Sì, ci sono stati anche gli All Blacks, ma quelli non contano, la notizia è se non si fa il tutto esaurito. Qualcuno dirà che però quei sold-out sono figli anche di un tot di biglietti regalati: vero, però in un’ottica di promozione del movimento ci sta tutto quello di distribuire un po’ di biglietti in scuole e società, e poi avere un biglietto gratuito in mano non significa anche partecipazione automatica all’evento. Avere numeri certi e ufficiali anche per quello che riguarda i tagliandi distribuiti gratuitamente comunque non sarebbe bruttissimo.
Altri ancora potrebbero dire che le stime di affluenza per il Sei Nazioni in arrivo non parlano di sold-out. Vero anche questo, ma i 180mila spetatori complessivi che la FIR si è posta come obiettivo (e quindi ragionevolmente raggiungibili) significano una media di 60mila tifosi a partita, che proprio pochi non sono. 

 

Ma torniamo allo stadio che potrebbe diventare la casa esclusiva o quasi del rugby italiano. Lo stadio già esiste e già viene utilizzato: è proprio lo Stadio Olimpico di Roma. L’accordo tra CONI e le società di calcio Roma e Lazio scadrà infatti nel 2015, la proprietà della squadra giallorossa – che è statunitense, non dimentichiamolo: per loro lo stadio di proprietà è la normalità – ha già un progetto in mano e vorrebbe avere una nuova struttura già nel 2016 in quel di Tor di Valle dove ora c’è l’ippodromo. Magari ci metteranno qualcosa in più per colpa di burocrazia e intoppi che in questi casi sono una certezza quasi matematica, ma la decisione è stata presa e da oggi a 5-6 anni la Roma giocherà in uno stadio di proprietà.
Rimane la Lazio, che su quella strada è un po’ più indietro. L’Olimpico è però troppo grosso per i suoi numeri, il Flaminio sarebbe l’ideale e discussioni in tal senso sono già state aperte. Dire come finirà è impossibile, ma l’accelerazione impressa dalla Roma farà inevitabilmente da spinta anche per i “cugini” biancocelesti. Che prima o poi lasceranno l’attuale struttura.
E chi sarà pronta a raccoglierne l’eredità? Già, la FIR, che si ritroverebbe in mano uno stadio moderno quasi senza colpo ferire e a costo praticamente zero. Una struttura che potrebbe essere prestata – come peraltro già avviene – ad altri eventi sportivi e non.
Bisognerà aspettare, ma la strada sembra già tracciata.

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